Selezioni 2024, i migliori assaggi: TENUTA DEGLI DEI

Non ci sono dubbi sul fatto che il vino principale e identitario di Tenuta degli Dei continui a essere il Cavalli Selection (blend da uve internazionali) ma in realtà, per il secondo anno di fila, è il Chianti Classico Forcole a costituire l’etichetta più sorprendente tra quelle proposte da Tommaso Cavalli. Agile, fresco e di bella beva, pur senza nutrire le ambizioni del vino di punta, riesce perfettamente nel non facile obiettivo di coniugare piacevolezza e rappresentatività territoriale.

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Selezioni 2024, i migliori assaggi: CARPINETA FONTALPINO

Non assaggiavo da tempo i vini di Carpineta Fontalpino e debbo ammettere che, con una segnalazione particolare per il Chianti Classico Gran Selezione Vigna Dofana, propongono, unitamente a una qualità complessiva rimarchevole, anche un carattere e un senso di identità territoriale più definito e percepibile del passato. Non brilla invece per originalità il blend “internazionale” Do Ut Des, ma la ricchezza di frutto e il senso di armonia d’insieme che esibisce nell’annata 2019 sono decisamente coinvolgenti.

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Selezioni 2024, i migliori assaggi: BRANCAIA

Come è avvenuto in altre aziende del territorio, anche Brancaia ha evidenziato negli ultimi anni una crescita qualitativa particolarmente incisiva nei suoi Chianti Classico, offrendo risposte pienamente convincenti con vini ben curati e strutturati, precisi, bilanciati e non certo privi di carattere. Giusto per puntualizzare, tra il Chianti Classico 2022 e la Gran Selezione Radda 2021 (in foto), ho infine deciso di accordare una preferenza alla freschezza e allo stile sobrio del Chianti Classico Riserva 2021. Certe volte sono proprio pignolo. 

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Selezioni 2024, i migliori assaggi: ANTICA HIRPINIA

Sappiamo bene che il successo commerciale e d’immagine di un vino, come di qualsiasi altro prodotto, non vada necessariamente di pari passo con la qualità del medesimo. Esistono evidentemente altri fattori che incidono sulle scelte finali dei consumatori (pubblicità, reperibilità, comunicazione, appartenenza a tipologie o stili che vanno di moda…), ma oggi questi aspetti hanno un’incidenza decisamente superiore al passato. Si tratta di una considerazione (che tornerò ad approfondire) rafforzata anche dal recente confronto tra gli ottimi bianchi dell’azienda campana Antica Hirpinia e quelli, decisamente più modesti, di altre zone che godono di un successo commerciale costruito principalmente sui suddetti “fattori collaterali”.
Nel caso specifico, per quel che riguarda questa rubrica, tra Fiano di Avellino, Greco di Tufo o Falanghina, non è facile individuare un’etichetta da eleggere come “migliore assaggio”, ma stavolta mi affido ai riscontri numerici che, sia pure per poco, puntano senza dubbi sul carattere risoluto del Greco di Tufo 2023.

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