SELEZIONE 2022/23: FONTERUTOLI/MARCHESI MAZZEI

Lo scorso mese di giugno sono stato invitato a una insolita piccola verticale di 5 annate del Siepi, il ben conosciuto rosso ottenuto da un blend paritetico di Sangiovese e Merlot, dei Marchesi Mazzei. Ho definito la verticale “insolita” in quanto incentrata solo sulle ultime uscite – dal 2016 al 2020 – e perché svoltasi nel corso di un pranzo; sufficiente comunque a ricavare un’impressione d’insieme abbastanza precisa sugli orizzonti stilistici del vino e sulle caratteristiche dei singoli millesimi. Ho un ricordo molto positivo del Siepi ai suoi esordi (1992) e complessivamente di quello prodotto negli anni novanta, mentre l’idea che mi è rimasta delle bottiglie della prima decade degli anni 2000 – con l’eccezione di poche annate – è di un vino di alta precisione tecnica ma dallo stile convenzionale, molto concentrato, molto boisé, più associabile al Merlot che al Sangiovese, forse accondiscendente alle presunte esigenze del mercato di quel periodo.
Ma, ripeto, sono sensazioni più emotive che tecniche. Le annate provate in questa occasione hanno invece dato prova di una vitalità e di un senso di caratterizzazione decisamente più accentuato, sempre con l’obiettivo di raggiungere l’equilibrio ottimale. La proprietà afferma di non aver modificato né uvaggio né metodi di vinificazione e affinamento e che il miglioramento riscontrato nei vini è da imputare sostanzialmente alla crescita, in termini di età e acclimatazione, dei vigneti. In effetti il Sangiovese presente oggi è ben diverso da quello di vent’anni fa e fa sentire la sua “voce” con maggiore autorevolezza che in passato regalando al vino tensione, dinamismo e, in breve, maggior senso di identità.
L’assaggio delle cinque annate rispecchia con fedeltà le caratteristiche dei singoli millesimi. In breve: la bottiglia meno brillante è risultata essere la 2018 – vegetale e alcolica al tempo stesso -, mentre la 2017 nel mostrare il segno di un tannino rigido dà anche una certa prova di carattere, la 2020 “sente” maggiormente la presenza del Merlot e possiede il tatto levigato e i profumi balsamici di un vino bordolese; la 2016 conferma i pronostici che le assegnavano un ruolo da primattrice e rappresenta una delle versioni più felici del Siepi.
Per quanto riguarda la (strepitosa) annata 2019 le note sono disponibili qui in zona abbonati, unitamente agli appunti relativi agli altri 8 vini recensiti, tra i quali segnalo le brillanti prove dei tre Chianti Classico Gran Selezione 2019 (Badiòla, Castello di Fonterutoli e Vicoregio 36)

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